Riflessioni sul Vangelo  giovedì 26 marzo
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Riflessioni sul Vangelo giovedì 26 marzo

Giovedì 26 marzo

C’è chi pensa che la vita sia una successione di momenti da afferrare con leggerezza, mentre si tratta di immergersi continuamente nella densità dell’eterno; c’è chi va in giro ad ascoltare parole che scivolino ad accarezzare sentimenti e convinzioni, mentre bisogna lasciare che cadano sul fondo del cuore e ne frantumino la durezza; c’è chi ama scorgere volti, mentre è necessario cercare la verità della persona per amarla. Sì, la Fede ha questo peso, il peso della croce: porta dell’Eterno, spada che trafiggendo scrive la Parola, squarcio del velo che copre il Volto. La croce ha il peso della Salvezza, perché porta il peso del Salvatore: dolce peso, ma pur sempre un peso, perché ciò che conta ha peso e dà peso.  

+ Vangelo di San Giovanni [5,31-47]
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».