PAPA FRANCESCO
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PAPA FRANCESCO

«Come vorrei una Chiesa povera...»

 
 
   
 
Papa Bergoglio

PAPA BERGOGLIO

L'udienza di Francesco con i giornalisti: «Vi voglio bene!». E spiega perché ha scelto quel nome

ANDREA TORNIELLI
CITTA' DEL VATICANO

«Come vorrei una Chiesa povera, una Chiesa per i poveri...». All'incontro con gli oltre seimila giornalisti che hanno seguito il conclave, Papa Francesco abbandona il testo preparato e racconta come e perché ha preso il nome del Poverello d'Assisi.


«Alcuni non sapevano perché il vescovo di Roma ha voluto chiamasi Francesco - ha detto il Papa che non si definisce mai Papa - e hanno pensato a Francesco Saverio o a Francesco di Sales...».
 


Le cose, spiega, sono andate diversamente. «Durante il conclave avevo seduto al mio fianco il cardinale Claudio Hummes, arcivescovo emerito di San Paolo, un grande amico... Quando le cose sono diventate un po' pericolose per me, mi confortava. E quando i voti sono saliti ai due terzi necessari per l'elezione, c'è stato l'applauso. Lui mi ha abbracciato e mi ha detto: "Non ti dimenticare dei poveri!"».


 
Francesco ha continuato: «Mentre lo scrutinio continuava, subito ho pensato a Francesco d'Assisi... Poi ho pensato alle guerre e così è venuto un nome nel  mio cuore: Francesco d'Assisi, l'uomo della povertà, della pace, l'uomo che ama e custodisce il creato, l'uomo povero. Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!».


 
Il Papa ha raccontato che ad elezione avvenuta, un cardinale gli ha consigliato di chiamarsi Adriano, perché l'ultimo con questo nome è stato Adriano VI, il riformatore. «Un altro mi ha detto: chiamati Clemente XV, così ti vendichi di Clemente XIV che ha soppresso la Compagnia di Gesù». Ma alla fine la scelta è stata Francesco.
 
Il Papa ha ringraziato i giornalisti per le loro fatiche «Avete lavorato, eh!», e ha chiesto loro di non dimenticare, raccontando la vita della Chiesa, della prospettiva della fede. La Chiesa non si può ridurre a categorie politiche con una logica mondana: «È il santo popolo di Dio che cammina verso l'incontro con Gesù Cristo». Francesco ha ricordato che «Cristo è il centro, non il successore di Pietro... Cristo è il centro, senza di Lui Pietro e la Chiesa non avrebbero ragione di esistere».


 
Il Papa ha dunque invitato i giornalisti a «conoscere sempre di più la vera natura della Chiesa e anche il suo cammino nel mondo, con le sue virtù e i suoi peccati». E ha chiesto loro di avere particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza. «Questo ci rende uniti perché la Chiesa esiste per annunciare la verità, bontà e bellezza in persona, Gesù Cristo». «Vi voglio tanto bene», ha concluso il Papa.

 

 

 

IL DISCORSO

Cari amici,
sono lieto, all’inizio del mio ministero nella Sede di Pietro, di incontrare voi, che avete lavorato qui a Roma in questo periodo così intenso, iniziato con il sorprendente annuncio del mio venerato Predecessore Benedetto XVI, l’11 febbraio scorso. Saluto cordialmente ciascuno di voi.
Il ruolo dei mass-media è andato sempre crescendo in questi ultimi tempi, tanto che esso è diventato indispensabile per narrare al mondo gli eventi della storia contemporanea. Un ringraziamento speciale rivolgo quindi a voi per il vostro qualificato servizio dei giorni scorsi – avete lavorato, eh? Avete lavorato! –, in cui gli occhi del mondo cattolico e non solo si sono rivolti alla Città Eterna, in particolare a questo territorio che ha per “baricentro” la tomba di san Pietro. In queste settimane avete avuto modo di parlare della Santa Sede, della Chiesa, dei suoi riti e tradizioni, della sua fede e in particolare del ruolo del Papa e del suo ministero.
Un ringraziamento particolarmente sentito va a quanti hanno saputo osservare e presentare questi eventi della storia della Chiesa tenendo conto della prospettiva più giusta in cui devono essere letti, quella della fede. Gli avvenimenti della storia chiedono quasi sempre una lettura complessa, che a volte può anche comprendere la dimensione della fede. Gli eventi ecclesiali non sono certamente più complicati di quelli politici o economici! Essi però hanno una caratteristica di fondo particolare: rispondono a una logica che non è principalmente quella delle categorie, per così dire, mondane, e proprio per questo non è facile interpretarli e comunicarli ad un pubblico vasto e variegato. La Chiesa, infatti, pur essendo certamente anche un’istituzione umana, storica, con tutto quello che comporta, non ha una natura politica, ma essenzialmente spirituale: è il Popolo di Dio. Il Santo Popolo di Dio, che cammina verso l’incontro con Gesù Cristo. Soltanto ponendosi in questa prospettiva si può rendere pienamente ragione di quanto la Chiesa Cattolica opera.
Cristo è il Pastore della Chiesa, ma la sua presenza nella storia passa attraverso la libertà degli uomini: tra di essi uno viene scelto per servire come suo Vicario, Successore dell’Apostolo Pietro, ma Cristo è il centro, il riferimento fondamentale, il cuore della Chiesa. Senza di Lui, Pietro e la Chiesa non esisterebbero né avrebbero ragion d’essere. Come ha ripetuto più volte Benedetto XVI, Cristo è presente e guida la sua Chiesa. In tutto quanto è accaduto il protagonista è, in ultima analisi, lo Spirito Santo. Egli ha ispirato la decisione di Benedetto XVI per il bene della Chiesa; Egli ha indirizzato nella preghiera e nell’elezione i Cardinali.
E’ importante, cari amici, tenere in debito conto questo orizzonte interpretativo, questa ermeneutica, per mettere a fuoco il cuore degli eventi di questi giorni. 
Da qui nasce anzitutto un rinnovato e sincero ringraziamento per le fatiche di questi giorni particolarmente impegnativi, ma anche un invito a cercare di conoscere sempre di più la vera natura della Chiesa e le motivazioni spirituali che la guidano e che sono le più autentiche per comprenderla. Siate certi che la Chiesa, da parte sua, riserva una grande attenzione alla vostra preziosa opera; voi avete la capacità di raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo, di offrire gli elementi per una lettura della realtà. Il vostro lavoro necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza; e questo ci rende particolarmente vicini, perché la Chiesa esiste per comunicare la Verità, la Bontà e la Bellezza “in persona”. Dovrebbe apparire chiaramente che siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi, ma questa triade esistenziale che conformano verità, bontà e bellezza.

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