Riflessioni sul vangelo  di domenica 21 aprile
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Riflessioni sul vangelo di domenica 21 aprile

Domenica 21

Ecco il pastore energico, il guerriero determinato, deciso, combattivo. Perché le pecore che siamo vanno cercate là dove si perdono. Altre volte vanno difese dai tanti lupi che incontrano. Persone malvagie che vogliono rapirle.

Anche le persone che ci sono più vicine, che immaginiamo essere disposte ad aiutarci, ad amarci, ad accoglierci per quello che siamo, senza giudicare, senza innescare dinamiche perverse, succede, si svelano per ciò che sono: mercenari. Ci amano per interesse. Interesse anche buono e santo, ma sempre interesse, per avere un qualche tornaconto.

Ci amano sì, ma a patto di amarle. Aiutano e donano sì, per poi rinfacciare e far pesare quello che hanno fatto. Lupi e mercenari: con questi dobbiamo fare i conti continuamente. E noi stessi siamo lupi e mercenari degli altri.

Gv 10,11-18
«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo.