La Via Crucis di Maria
Santuario Basilica Nostra Signora di Montallegro sito ufficiale Rapallo

La Via Crucis di Maria

  

                                              

                                               Il Getsemani di Maria

 


                                                       Prima stazione

Maria non ci capisce più niente.
Il momento è difficile, il dilemma semplice: o ha ragione Gesù, questo figlio che le è nato non da Giuseppe, ma da Dio, e allora è sbagliata la Bibbia, si sono attribuite a Dio cose che non erano sue, e non è vero che i sommi sacerdoti abbiano autorità da Dio; oppure ...
oppure è vero ciò che dice la Parola di Dio, ciò che da sempre hanno insegnato i rabbini e i sacerdoti: e allora questo figlio è davvero un demonio, un eretico bestemmiatore.
Quale che sia, la soluzione per Maria è sempre drammatica, e le conseguenze sono incalcolabili.
È possibile davvero che questo Gesù sia un pazzo scatenato, come pensano i parenti, o un eretico indemoniato, come pensano le autorità religiose?
È vero o no che Caifa, il Sommo sacerdote, l'unico mortale che può entrare nell'inaccessibile "Santo dei Santi" un giorno l'anno, è il rappresentante di Dio sulla terra?
L'"eterna santità" della sua carica, non lo rende "il più grande tra tutti gli uomini" (Lv 21, l0) al punto che quanti riescono a toccare le sue vesti ottengono il perdono dei peccati?
E la sua regale maestosità non è un riflesso della gloria di YHWH? (Es 28,2).
Come è possibile che l'uomo più vicino a YHWH, colui che quando si mostra "provoca tanto sconcerto da pensare di stare in un altro mondo", odi a morte proprio l'unico figlio di questo Dio?
O il Sommo sacerdote non rappresenta Dio o Gesù non è figlio di Dio...
E perché, perché proprio lui, il Sommo sacerdote ce l'ha tanto con Gesù da averlo fatto catturare e imprigionare come un malfattore?
Perché adesso nel processo vomita contro di lui le accuse e gli insulti più infamanti?


                                                       Seconda stazione

Il dramma per Maria è atroce. Neanche la preghiera la conforta più.
Come fa a pregare tre volte al giorno che "per gli eretici non ci sia speranza" e che "tutti in un istante periscano, che siano cancellati dal libro dei viventi ... " quando il proprio figlio è condannato come eretico?
Può forse chiedere a Dio di accelerare la morte di Gesù?

In attesa della sentenza ripercorre i momenti che hanno portato Gesù davanti al tribunale e messo lei di fronte al vaglio della fede.
La scelta che, ora più che mai, le si presenta, è radicale: o credere in tutto a suo figlio, e allora prendere atto che tante cose che le hanno insegnato finora sono false; o credere al Sommo sacerdote, e allora è Gesù ad essere falso, "incantatore di folle" e venditore di menzogne.

Se il Sommo sacerdote è completamente ostile a Gesù, gli altri componenti del Sinedrio non gli sono da meno.
Figuriamoci: Gesù ha detto che Dio preferisce le prostitute e i peccatori a tutta la loro presunta santità (Mt 21,13).

Ci sono i Teologi ufficiali, proprio quelli che Gesù senza un minimo di prudenza ha svergognato pubblicamente tutte le volte che gli è stato possibile.

È vero che "lui non guarda in faccia a nessuno" (Mc 12,14), ma come gli sarà saltato in mente, quella volta, di insultarli e di chiamarli ipocriti, ambiziosi, arrivisti, pieni di sporcizia, degni solo dell'immondezzaio ... guide cieche e pazze ed assassini? (cfr. Mt 23; Lc 11,37-52).
Ha ragione chi dice che in fondo Gesù se l'è cercato questo arresto? 


                                                        Terza stazione.

Gesù è solo.

Tutti l'hanno abbandonato.
Persino i suoi discepoli sono fuggiti via (Mt 26,56).
Gesù se li è proprio saputi scegliere bene! Bei campioni di coraggio! Non solo non hanno tentato minimamente di difenderlo, ma le hanno detto - qualcuno si è messo persino a maledire, per negare con maggiore evidenza di averlo mai conosciuto (Mt 26,69-75).

E hanno catturato Gesù con un enorme spiegamento di forze, come si fa per un pericoloso bandito: un battaglione di 600 soldati, più tutte le guardie fornite dai sacerdoti e dai farisei (Gv 18,3); ed ora lo stanno giudicando come un criminale.
"Se fosse stato un Dio non avrebbe potuto essere né legato né imprigionato ... " (Origene)

È il fallimento totale.
Maria però confida ancora nei testimoni.
Sono i fatti quelli che contano, non le parole; e Gesù ne ha beneficate tante di persone.

Sono parecchi quelli che dovrebbero essergli riconoscenti per aver riacquistato la salute, la serenità; chissà, forse verranno a testimoniare, a dire che non è un demonio, un senza-dio, perché un peccatore non può compiere certi prodigi (Gv 9,16). 


                                                         Quarta stazione

Se venisse quel cieco dalla nascita che Gesù ha guarito!

Da che mondo è mondo non s'è mai sentito dire che siano stati aperti gli occhi a un cieco nato.
Se Gesù non fosse da Dio, non avrebbe potuto farlo (Gv 9,32).

No ... il cieco meglio di no ... è stato guarito proprio in giorno di sabato e i farisei, pur di non ammettere che Gesù, trasgredendo il grande comandamento, aveva fatto del bene, erano arrivati a dire che il cieco non era mai stato tale, e che comunque per lui sarebbe stato meglio rimanere cieco, piuttosto che essere guarito da quell'eretico (Cfr. Gv 9,18). 


                                                         Quinta stazione

Chissà, forse se venisse quella donna di Naim.

Avrà senz'altro saputo dell'arresto di Gesù, del salvatore del figlio, di colui che ha ridonato la vita al figlio ... e a lei.

Impressionerebbe favorevolmente il Sinedrio col suo racconto (Lc 7,11-15).
Perché non è qui a testimoniare?
Ah, già, è inutile: la testimonianza di una donna non ha alcun valore.... 


                                                          Sesta stazione

E almeno, allora, si presentasse quel povero disgraziato che Gesù ha guarito proprio qui a Gerusalemme, a "Betesda", la piscina dei cinque portici. Certo lo conoscono bene quelli del Sinedrio, era da più di 38 anni che stava lì (Gv 5,1-9).

O no ... forse è meglio che non si presenti. Maria ricorda le polemiche che seguirono la guarigione .
..
Anche quella volta, proprio in un giorno di precetto Gesù l'era andato a sanare; anzi, fu proprio da quell'episodio che i capi dei "giudei cominciarono a perseguitare Gesù perché faceva tali cose in giorno di riposo" (Gv 5,16). 


                                                           Settima stazione

Forse, sì, forse si presenterà Giairo.
Lui è uno dei loro, è un capo di sinagoga, una persona importante; lui può testimoniare che Gesù gli ha risuscitato la figlioletta morta (Mc 5,22-42).

Potrà avere il coraggio di parlare ai suoi pari?
La paura è tanta e la repressione poliziesca è troppo forte.
Giairo non si vede.

Nessuno si presenta.
La folla che era capace di seguire Gesù a piedi per chilometri... per sfamarsi di pani e di pesci (Mt 14,13ss), è sparita.

Non si presenta nessuno.
O no: invece, si presentano in molti. A testimoniare.
Contro.

Ma sono così tanti e così palesemente bugiardi che si contraddicono tra loro, e le loro testimonianze non vengono pertanto ritenute valide (Mc 14,55-59). 

                                                           Ottava stazione

Il processo sembra impantanarsi tra un'altalena di accuse e smentite, tra grida rabbiose e confusi silenzi.

Interviene allora il Sommo sacerdote.
Si alza.
Tutti tacciono. Il momento è solenne.

Caifa si rivolge personalmente all'imputato: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Messia, il Figlio di Dio" (Mt 26,63).
Gesù risponde: "Tu l'hai detto ... ".
"Il Sommo sacerdote si straccia le vesti e grida sconvolto: Ha bestemmiato! Non abbiamo più bisogno di testimoni! Avete udito tutti che ha bestemmiato! Che sentenza volete dare?".

"Pena di morte!" (Mt 26,63-67).

E come se tutto fosse già stato predisposto (e a malapena celato), la rabbia dell'assemblea si scatena su Gesù; volano schiaffi, sputi, bastonate. Con difficoltà - e palesemente controvoglia - le guardie lo sottraggono al linciaggio. 


                                                             Nona stazione

Per Maria è il crollo d'ogni speranza. O forse no ... una ce n'è ancora.
Pare che ora intendano condurre Gesù da Pilato, il governatore.


Un romano. Un pagano.
Per lui non può esser pericoloso Gesù.
È vero che Pilato non è uno che vada tanto per il sottile, e sotto di lui le condanne a morte e gli assassinii non si contano più (cfr. Lc 13,1), ma contro i romani Gesù non ha mai detto nulla.
Anzi, una volta ha guarito proprio il servo di un centurione (Mt 8,5-13). Forse il governatore scevro dall'influenza malefica dei sacerdoti e dei teologi, lo libererà.

Essi non sono entrati, infatti, nel pretorio per non contaminarsi ... (Gv 18,28).
Come aveva ragione Gesù quando li aveva accusati di filtrare il moscerino e di ingoiare poi il cammello!
Stanno per assassinare un innocente e si preoccupano di rimanere puri non mettendo piede dove abita un pagano.

Le voci che dal "Palazzo" filtrano alla folla in attesa, sembrano confortare la pur tenue speranza di Maria. Pare davvero che Pilato non sia ostile a Gesù.
E sembra che pure la moglie del governatore sia intervenuta in suo favore (Mt 27,19). Forse è fatta.
Infatti Pilato sconvolge i piani dei sommi sacerdoti e propone alla folla, ormai radunatasi in gran numero, di liberare Gesù; chiede se lo vogliano libero al posto di Bar Abba, un fanatico violento, in carcere per omicidio (Mc 15,7).
Un innocente, reo solo di qualche stramberia religiosa, ed un pericoloso assassino.
Tutto è a favore di Gesù.
Ma non è il suo nome quello che giunge alle orecchie di Maria.
La folla, sobillata dai sommi sacerdoti, grida istericamente: "Bar Abba! Vogliamo libero Bar Abba e a morte Gesù!" (Mt 27,21-23). 


                                                         Decima stazione

Per Maria è ormai la fine.

Sola, con la famiglia contro, con i discepoli tutti vigliaccamente fuggiti, affronta l'atto finale del dramma: la crocifissione.

Perché proprio questa condanna a morte?
Il diritto ebraico non prevede la crocifissione come esecuzione della condanna a morte. Quattro sono i tipi di morte previsti: lapidazione, rogo, decapitazione, strangolamento.
"Chiunque pende dal legno è maledetto da Dio" decreta la Legge di Dio (Dt 21,23; cfr. Gai 3,13.

La croce è la condanna per i maledetti da Dio.
È stata infatti la morte del perfido Aman, il nemico giurato del popolo ebraico (Est 7,10).

Ancora una volta la Legge è contro Gesù: appeso ad una croce è condannato alla morte dei maledetti da Dio.
Ancora una volta Maria è lacerata nella sua fede.

Perché,… Ma perché tra le diverse maniere per eseguire la condanna capitale - tra l'altro più rapide e meno dolorose - è stata scelta proprio la più infamante, quella riservata agli schiavi ribelli, agli idolatri, ai bestemmiatori del Nome, ai senza Dio, ai maledetti da Dio? 


                                                           Undicesima stazione

Ma Gesù è o no il Figlio di questo Dio?
Perché deve morire come un maledetto da Dio?
Perché la sua generosa risposta all'invito del Padre lo conduce "fino alla morte, e alla morte di croce?" (Fil 2,8).

È sbagliato il testo della Torah? O Gesù ... Tutto congiura contro la fede di Maria.

Condannato a morte come bestemmiatore dal rappresentante di Dio in terra, la sentenza è avallata da Dio stesso per la forma in cui viene eseguita.
Come si può continuare ancora a credere in quell'esaltato?

Dio e i suoi più insigni rappresentanti hanno già dato la sentenza. Gesù è un pericoloso bestemmiatore, perché continuare a dargli credito?
E i, dubbio di Maria continua: questo Dio ... dov'è?

Gesù ne parlava come di un padre, tenero e amoroso, che non permette accada nulla di male ai suoi figlioli.
"Non preoccupatevi... non preoccupatevi ... ".
Predicava Gesù, "il padre vostro pensa a voi!" (Mt 6,25ss),
" ... persino tutti i capelli del vostro capo Dio conosce ... non abbiate alcun timore ... " (Mt 10,30-31).

E adesso dov'è questo padre?
"Nulla ti potrà colpire"
(Sal 91,7) assicurava al Messia il salmista, e adesso questo Messia è inchiodato nudo ad un palo, ridotto ad un grumo di sangue. 


                                                             Dodicesima stazione

Il Messia.:. il Messia che muore!
Questo non è possibile (Gv 12,34).

… O Gesù non è il Messia?
È dunque un patibolo il "trono di Davide suo padre" (Le 1,32) che il Signore gli aveva garantito?
Forse all'ultimo momento, in maniera spettacolare ci sarà l'intervento diretto di Dio.
Come per Abraham, che proprio nel momento in cui si sentì abbandonato da YHWH (era convinto che il Signore non avrebbe tenuto fede alle sue promesse) ebbe la visita consolatrice dei tre angeli (Gen 18). Non sarebbe del resto la prima volta che Dio stesso interviene a salvare il giusto, ingiustamente condannato.
Non ha forse con un prodigio salvato il profeta Geremia dalla lapidazione, permettendogli di portare a termine la sua missione?

Ma Dio non interviene.
Forse come per Mosé, arriverà un angelo dal cielo con le sembianze di Gesù, per sostituirsi a lui mentre stanno per ucciderlo, e permettergli la fuga
.
Ma nessun angelo scende ...
Gesù non è il Messia.

Questa sua agonia è l'argomento più convincente contro la folle pretesa di Gesù di essere il Messia inviato a liberare Israele.

La sua infamante morte in croce rappresenta l'avverarsi della maledizione di Dio su di lui, e la conferma che i sommi sacerdoti, i teologi, i farisei, il popolo, la famiglia, avevano ragione. 


                                                          Tredicesima stazione

Gesù sembra accettare passivamente questa morte.

"Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso ... scenda ora dalla croce e gli crederemo ... " (Mt 27,41-42) è il beffardo "conforto" dei sommi sacerdoti, che neanche di fronte all'agonia di un crocifisso sanno frenare l'odio mortale che covano dentro.

Del resto non sono essi ad insegnare che "versare il sangue del malvagio è come offrire un sacrificio"?

E Gesù muore.
Non muore con lo "Shemà Israel" sulle labbra, la professione di fede che ogni ebreo pronuncia al momento della morte, ma gridando: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Mt 27,46).

Non muore come il giusto.
Non spira come Mosè e come Aronne ai quali Dio con un bacio tirò fuori l'anima.

Anziché il bacio del Padre, a lui è stato riservato il bacio mortale di Giuda (Mt 26,49).
Muore "in mezzo ai criminali ... " (Lc 22,37; Is 53,12).

Abbandonato da Dio, abbandonato dai suoi, abbandonato da tutti. 


                                                         Quattordicesima stazione

Gesù muore. Abbandonato da Dio, abbandonato dai suoi, abbandonato da tutti.

Ma non da sua madre.
Maria, presente sotto la croce, prende il posto del Dio assente.
"Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuo-
versi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai"
aveva detto Dio al profeta (Is 49,14-15).

Ma Dio si è dimenticato ... Maria no.
La madre vicina prende il posto del Dio lontano ...

"Chi è mia madre? .. chi compie la volontà del Padre mio ... " (Mc 3,31-35).

Fedele a quell"'eccomi", detto ormai tanti anni prima a Nazaret (Lc 1,38), Maria è ancora presente ... "eccomi!".
Anche se tutto è contro Gesù, Dio stesso, la Legge, i sacerdoti, i suoi discepoli, i suoi familiari, lei no, lei è presente.

"Stava presso la croce di Gesù sua madre ... " (Gv 19,25).