Domenica 14
Gesù si presenta ai discepoli mostrando le sue ferite, presenta di lui la ‘parte più scassata’: così ci dice che la sua vera forza è nella debolezza. Gesù conosce le nostre ferite. Isaia ci dice che Dio ci ha iscritti nel palmo della mano: è nelle piaghe di Cristo che Dio ha scritto il nostro nome. Siamo nelle piaghe di Cristo, nel cuore di Dio. Non dobbiamo nascondere le nostre piaghe: forte è colui che è riconciliato con le proprie ferite. Cristo fa delle sue piaghe la prova della sua presenza. Impariamo a ringraziare il Signore anche per le nostre ferite, per le nostre mancanze perché se il Signore le ha scelte, vuol dire che sono qualcosa di importante.
Lc 24,35-48
[I due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».