Riflessioni sul Vangelo di mercoledì 3 febbraio
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Riflessioni sul Vangelo di mercoledì 3 febbraio

Mercoledì 3
Lo vogliamo davvero un Dio così? Un Dio che potendo evitare la fatica dell’esistere, sceglie, invece, di diventare sudore, sorriso, amicizia, fatica? Lo vogliamo davvero un Dio dimesso e timido che rischia di non essere accolto, che rifiuta il prodigio che sa essere ambiguo e di difficile interpretazione? Un Dio che accetta la sfida della sconfitta sulla croce pur di dare credibilità al suo messaggio d’amore? Pensateci, prima di rispondere.  Attenti, abitanti di Nazareth, a non lasciarci scandalizzare dall’umanità di Dio, dal suo desiderio di condividere con noi non solo la gloria finale, ma anche la fatica del vivere; non lasciamo Dio chiuso nei tabernacoli o nelle nostre devozioni, ma permettiamogli di entrare nei nostri fumosi uffici, nelle nostre piccole case riempite di problemi: è lì che Dio ha scelto di stare!

Mc 6,1-6
 Gesù andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.
Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: “Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?”. E si scandalizzavano di lui.
Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”. E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi, insegnando.