Giovedì 14
Gesù chiede al lebbroso di tenere nascosto lo straordinario miracolo che ha appena compiuto. E’ paradossale, ma Gesù è diffidente verso la devozione suscitata dai miracoli: sa che troppe ambiguità nascono da un miracolo che non sia la conseguenza di una conversione. Come dargli torto? Quante – troppe – volte cerchiamo Dio per ciò che dona, lo invochiamo per ottenere favori, lo usiamo come un simil-talismano. Certo: molte volte questo è un segno di fede, di disperazione e di invocazione ma – e credetemi – troppe volte Dio viene invocato invano. Chiediamo il miracolo, amici, ma il miracolo della conversione, il prodigio del cambiamento, il cambiamento del cuore.
Mc 1,40-45
venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi guarirmi!”.
Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, guarisci!”. Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: “Guarda di non dir niente a nessuno, ma va’, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro”.
Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.