Riflessioni sul Vangelo di sabato 5 dicembre
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Riflessioni sul Vangelo di sabato 5 dicembre

Sabato 5 dicembre

Chi è il mio pastore? Tutti ne abbiamo uno, anche se non lo ammettiamo.  Forse pastore della mia vita è il mio carattere, il mio dire: "io sono fatto così, prendetemi per quello che sono", forse pastore della mia vita è la mia educazione, ciò che credo dover fare per essere una buona madre, un buon marito, un buon prete, forse pastore della mia vita è il mio appetito, le mie passioni, o anche l’ultime opinione del tuttologo di moda. Tutti abbiamo un pastore, l’importante è scegliere quello giusto, puntare sul pastore "buono", quello, cioè a cui interesso davvero, che non mi ama per interesse o per comodità. Gesù è venuto per dirci che a Dio stiamo davvero a cuore, che egli davvero ci ama, che egli davvero ha compassione per noi, che davvero sa dove condurci, che è disposto a morire (e così drammaticamente accadrà) pur di svelarci il suo amore sincero e schietto. Fate un buon affare, datemi retta, investite nel Signore Gesù, ne vale la pena.  


Mt 9,35-10,1.6-8
Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!”.
Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità. E li mandò con questa ingiunzione: “Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.
Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.