Riflessioni sul Vangelo mercoledì 27 maggio
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Riflessioni sul Vangelo mercoledì 27 maggio

Mercoledì 27 maggio

L’essere figlio è una vera promessa di gioia, perché il padre si riconosce proprio da questo suo "superpotere": la capacità di dipingerti il sorriso sugli occhi. Ma dove sta questo straordinario potere? Certamente i papà non hanno lo scettro e nemmeno strani talismani, perché non servirebbero. I papà hanno le braccia e proprio queste braccia sono la garanzia della gioia. Attenzione, però: non c’è spazio per facili sentimentalismi. Certo sono le braccia che accolgono il tuo ritorno e che sollevano le tue cadute, ma sono le stesse braccia che ti stringono per trattenere le tue fughe e che si ergono minacciose per dire basta ai tuoi capricci. È felice solo chi conosce queste braccia, chi si lascia amare sempre, rimanendo fedele allo sguardo del padre, che ci dice chi siamo davvero.

+ Vangelo di Giovanni [17,1-11]
In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».