Martedì 8
Marta è la Chiesa, ma non quella teologicamente perfetta, bensì quella ferialmente compromessa. Marta non è la Chiesa che credo, quella è piuttosto Maria; Marta è la Chiesa che vivo. Perché Marta sa dell’importanza di questo ospite che è entrato in casa sua, mentre era semplicemente di passaggio. Marta vuole celebrare questo incontro, riconoscendone tutta la solennità: lei sa che questo amico è il Signore a cui vuole donare la vita! Per questo Marta serve lo sposo, perché vuole che il banchetto sia perfetto. Maria non ci riesce, è ferma, rapita in estasi: «Se tu sei lo sposo, allora sei qui per me. Se tu sei qui, non è perché vuoi che ti serva il banchetto, ma perché tu vuoi servire me. Tu lo sposo, io la sposa e il mondo intero invitato alla festa che tu hai servito per tutti». Almeno ogni tanto, mia preziosa Marta, fermati e inebriati: non tentare di salvare quella festa, che lui ha preparato per dirti che sei già salva!
Lc 10,38-42
Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».