Mercoledì 11
Beati gli insultati, guai agli adulati: i primi si rivelano profeti autentici, i secondi falsi profeti. Questa beatitudine, insieme alla sua antinomia, sarebbe sufficiente per una verifica personale e comunitaria rispetto alla missione di annuncio del Vangelo. Invece devo riconoscere che è più rassicurante sentirsi applauditi che fischiati, come se il Vangelo fosse una parola che sempre accarezza e mai ferisce. E ci si ripara dietro la scusa che il mondo ha bisogno di un Vangelo così, mentre siamo noi ad avere bisogno del mondo, quindi gli raccontiamo il Vangelo che tutti vogliono sentire. «Certe cose non si dicono perchè si sa che bloccano la carriera…Dobbiamo chiedere a Dio il dono della libertà. Siamo richiamati ad essere trasparenti, a dire la verità. Ci vuole grande grazia. Ma chi ne esce è libero» (Carlo Maria Martini). Beati i perseguitati, perché, liberi dall’adulazione, dicono la “parola bella” e non la “parola che piace”.
Lc 6,20-26
“Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti”.