Riflessioni sul Vangelo di giovedì 29 agosto
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Riflessioni sul Vangelo di giovedì 29 agosto

Giovedì 29

Come può la gioia sfociare nella violenza? Può quando la gioia diventa un diritto, anche a scapito della verità. Erode è debole perché fugge dalla verità, così la gioia lo travolge e in una vita di conflitti interiori si ritrova tragicamente esposto al fascino di un diritto imponibile a tutti. Erode vuole essere felice, ma non ha il coraggio di ammettere che cosa lo renda triste. Fuori dalla luce della verità, la gioia è un’ombra insidiosa che getta nella notte chiunque le si avvicini. Anche oggi si esce per cercare la gioia e ci si trova a entrare nel buio della violenza: da quale verità scappa, chi incappa nella tentazione della gioia a tutti i costi, anche a costo della violenza? Probabilmente la verità di una vita che ha sempre preferito riposare all’ombra, piuttosto che consumarsi di luce. Perché la gioia non è un diritto, ma un servizio.


Mc 6,17-29  Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.