Mercoledì 28
Sebbene imbiancato, un sepolcro è comunque segnato dalla morte: non basta la cosmesi a riempire di vita una stanza di ossa. Per questo i farisei di ieri e di oggi sono detti ipocriti: perché rifanno facciate, senza mai sanare fondamenta. Farisei siamo noi, che facciamo insieme sorridenti un selfie, per poi sfigurarci a vicenda con chiacchiere piene di invidia. Farisei siamo noi, che postiamo vacanze da vip, per poi perdere il sonno a fine mese. Farisei siamo noi, che lottiamo per i crocifissi in aula, per poi bestemmiare ogni croce che la vita ci chieda di portare. Farisei siamo noi, che ci diciamo fedeli a Cristo, per poi tradire ogni donna o ogni uomo che mendichi la nostra compassione. Farisei siamo noi, che condanniamo il peccato altrui, per poi nascondere il nostro vizio. Farisei siamo noi, che aggiustiamo chiese (e Chiese) in cui abbiamo smesso di pregare.
Mt 23,27-32 «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».