Martedì 27
La diffusissima religione del packaging impone la dittatura dell’ottimale sul criterio dell’ottimo. Il prodotto, infatti, non deve essere buono, ma commerciabile, calcolando la resa non rispetto al servire, ma all’asservire. Bicchieri di cristallo finissimo, pieni di veleno letale: ecco i prodotti che abbiamo, i prodotti che siamo. Ci sono bellezze che sono trappole: allora «quale bellezza salverà il mondo?» [F. Dostoevskij]. Non quella che possiamo (s)vendere, ma quella che sappiamo irradiare [cf C.M. Martini].
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».Mt 23,23-26