Domenica 18
«L’uomo è ciò che mangia», diceva Feuerbach, cogliendo nel segno il significato di questo Vangelo. Una buona dieta, cioè un coretto regime alimentare, è garanzia di una buona vita: vale per il cibo del corpo, tanto quanto per quello dello spirito! E la dieta, si sa, è la fatica di dire sì a ciò che fa bene, unitamente al no per ciò che fa male. Diete sbilanciate e disincarnate quelle fatte solamente di sì e quelle fatte solamente di no: nulla di cristiano in questo “estremismo alimentare”! Il cristianesimo non è un digiuno estenuante, ma un pasto salutare e l’ascesi non è il culmine della rinuncia, bensì della scelta. «Per non distaccarvi, mangiate quel che vi unisce; per non considerarvi da poco, bevete il vostro prezzo» [Agostino].
«Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno.»