Riflessioni sul Vangelo sabato 18 gennaio
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Riflessioni sul Vangelo sabato 18 gennaio

sabato 18 gennaio

Levi decide di vivere dietro un “tavolo sbagliato”, pur di sentirsi una “persona giusta”. Quel tavolo è la sua isola felice, l’etichetta dietro la quale ama nascondersi; è la sua trappola nella quale ha rinchiuso un gruzzolo di gioia, così da averla sotto controllo; è la sua prigione, nella quale vive in isolamento, perché se stai da solo puoi illuderti di essere chi non sei. Matteo accetta di sedersi ad un “tavolo giusto”, anche se questo significa riconoscersi come “persona sbagliata”. Quel tavolo è luogo di verità e di parole sincere, di fronte alle quali ci si sente nudi; è regno di una gioia irresistibile e incontrollabile, tanto che è lei a tenerti sotto scacco; è rifugio di molti altri “sbagliati”, che ti ricordano chi sei, ma anche che non sei solo. Forse è per questo che ogni vocazione nasce dall’Eucaristia: il banchetto dell’Agnello non prevede che tu possa prenotare il tavolo che vuoi, perché è il Tavolo a dirti chi sei. 

+ Vangelo di San Marco [2,13-17]
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».