Riflessioni sul Vangelo lunedì 10 giugno
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Riflessioni sul Vangelo lunedì 10 giugno

 

Lunedì 10 giugno
«Con dolore partorirai figli» [Gen 3,16] e tutti, Eva compresa, la interpretammo come condanna. Eppure il testo di Genesi non lasciava spazio a dubbi: maledetto è il serpente, ma di Adamo ed Eva non si dice che siano stati maledetti. Si parla di una fatica per dare vita (Eva) e di una fatica per mantenere in vita (Adamo). E la storia procede, effettivamente tra tante fatiche e tanti dolori, fino ad arrivare a Maria e, con lei, a questo monte santo che è il Golgota. «Con dolore partorirai figli», si ripete la Vergine mentre contempla addolorata il Figlio crocifisso. Se lo ripete con forza mentre stringe in un abbraccio suo figlio Giovanni, primo fiore di una nuova figliolanza che nasce dal faticoso dolore della Croce e vive per la faticosa tenacia dell’Amore. «Con dolore partorirai figli» non era maledizione, no: era la promessa che tracciava la strada del ritorno, la benedizione che rendeva fecondo lo smarrimento della fatica. E Maria questa strada l’ha percorsa come Gesù, «sino alla fine» [Gv 13,1]. Perché le promesse di Dio sono sempre materia per veri avventurieri della vita, per quelli che, in mezzo al dolore e alla fatica, non guardano “altro”, ma guardano “oltre”. E Maria non è semplicemente “un’altra madre”, lei è “oltre” ogni maternità, cosicché noi, la Chiesa, non siamo “un’altra famiglia”, ma siamo “oltre” ogni umana famiglia. 

 + Vangelo di San Giovanni 19, 25 - 34

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.