Lunedì 19
Di quanti segni abbiamo bisogno per credere davvero che Gesù è il definitivo rivelatore del Padre? Di quante statue che piangono e di miracoli eclatanti abbiamo bisogno per arrenderci all’evidenza della fede? Sconforta e addolora l’atteggiamento dei farisei: Gesù ha parlato e ha compiuto segni inequivocabili, ha guarito ciechi e zoppi, fra la folla si aggirano sordomuti che ora cantano e lodano il Signore. Hanno visto persone scoraggiate e rassegnate rivivere, rianimate dalla speranza. Hanno visto tenerezza e dolcezza, attenzione e forza, compassione e coraggio. Ma nulla, niente da fare, il loro cuore è appesantito, indurito, inchiodato. Chiedono dei segni, come se fossero i segni a far cambiare la nostra vita. E non fosse, piuttosto, il cuore che sa leggerli a convertirci. Gesù è irritato: no, non darà altri segni se non quello di Giona. Giona, il profeta riluttante che, chiamato da Dio ad annunciare la distruzione di Ninive, preferisce scappare ben lontano dal Signore e dalla grande città. Ma, alla fine, Giona accetterà di predicare e, inaspettatamente, gli abitante di Ninive si convertiranno. Ed ecco, bene più di Giona c’è qui: il Signore Gesù benedetto...
Mt 12,38-42
“Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno”. Ed egli rispose: “Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Quelli di Ninive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c’è più di Giona!
La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall’estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c’è più di Salomone!”.