Riflessioni sul Vangelo di lunedì 30 ottobre
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Riflessioni sul Vangelo di lunedì 30 ottobre

Lunedì 30

È curva e chiede aiuto. Curva per una qualche grave forma di malattia alla schiena. Ma anche curva sotto il peso di quello che, chi le sta attorno, le chiede. Una donna dev’essere sottomessa ed obbediente al maschio di casa. Al padre, prima, al marito, poi. È curva, non ha dignità, non ha la possibilità di alzarsi, di prendere in mano il proprio destino, la propria dignità. È curva, accasciata sotto il senso del dovere che le hanno instillato, anche citando appositi e selezionati brani della Scrittura. Per Gesù, invece, è solo una persona che soffre. Una persona che chiede di diventare finalmente una persona libera, riconosciuta nella sua identità. E la raddrizza. 

 C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato». Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?». Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute. Lc 13, 10-17