Giovedì 24
Per vedere cose più grandi bisogna avere l’umiltà di riconoscersi piccoli. Natanaèle, geograficamente saccente («Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?»), ma amichevolmente curioso («Vieni e vedi») illumina la differenza tra l’essere preparati e l’essere prevenuti: questa differenza si chiama fiducia. E fiducia significa fare del proprio patrimonio una porta e non un muro, un arricchimento e non una proprietà. Al dovere di conoscere molto si affianca la necessità di (ri)conoscere qualcuno, perché i piccoli imparano molto, ma soprattutto si fidano.
Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».[Gv 1,45-51]