Lunedì 17
Normalmente iniziamo un’attività perché c’è del gusto, perché ci piace. Prego e prego molto perché mi sento bene mentre prego. Faccio meditazione perché ritrovo me stesso e la pace interiore. Mi dò da fare in parrocchia perché la gente si accorge che mi impegno a servizio della collettività. Mi impegno nel mio lavoro perché ho soddisfazione nel lavoro stesso.
Tutto questo è cosa buona ma non ancora pienamente umana. La soddisfazione nel fare è una cosa buona ma è buona per iniziare, quando diventa lo scopo della nostra vita allora, stiamone certi, prima o poi tutto si blocca. Non amo e non prego e non lavoro perché mi piace, ma perché è vita; non perché mi fa godere ma perché è vita anche nella sua aridità.
Mt 10, 34-11.1
«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».